Dewey (1916), forse il più grande pedagogista di sempre, era preoccupato per il crescente divario fra esperienza diretta e apprendimento astratto di concetti, che costituiva la prassi nelle scuole della sua epoca. A partire dagli anni 70, l’esigenza di connettere l’apprendimento teorico e l’esperienza si è progressivamente affermata sulla ricerca e sulle metodologie didattiche, che hanno iniziato a rivolgere più attenzione alle esigenze degli individui, alle condizioni in cui si sviluppa il processo di apprendimento, all’importanza del coinvolgimento diretto. Da qui si è andata sviluppando una metodologia didattica basata sull’interazione e la collaborazione tra studenti, nota come “apprendimento collaborativo”, che si è dimostrata negli anni una risorsa insostituibile nei più disparati settori dell’educazione.
I cambiamenti teorici e sociali che negli ultimi anni hanno sempre di più investito la produzione della conoscenza hanno anche una evidente ricaduta sulle metodologie per la formazione. La teoria ormai dominante che incontriamo, in linea con la crisi del modello razionalistico, va sotto il nome di costruttivismo. I concetti principali che ne caratterizzano l’approccio possono essere ricondotti fondamentalmente a tre: la conoscenza è prodotto di una costruzione attiva del soggetto; ha carattere “situato”, ancorato quindi nel contesto concreto; si svolge attraverso particolari forme di collaborazione e negoziazione sociale (Jonassen, 1994). Gli ambienti di apprendimento di taglio costruttivistico sono quindi orientati a:
- evitare eccessive semplificazioni rappresentando la naturale complessità del mondo reale.
- dare enfasi alla costruzione della conoscenza e non alla sua riproduzione.
- presentare compiti autentici (contestualizzare piuttosto che astrarre).
- offrire ambienti di apprendimento assunti dal mondo reale, basati su casi, piuttosto che sequenze istruttive predeterminate.
- offrire rappresentazioni multiple della realtà.
- alimentare pratiche riflessive.
- permettere costruzioni di conoscenze dipendenti dal contesto e dal contenuto.
- favorire la costruzione cooperativa della conoscenza, attraverso la negoziazione.
La prospettiva costruttivista ha profondamente influenzato la didattica, evidenziando in primo luogo l’importanza dell’ambiente di apprendimento, inteso come luogo in cui coloro che apprendono possono lavorare aiutandosi reciprocamente avvalendosi di una varietà di strumenti e risorse informative in attività di apprendimento guidato o di problem solving. La società della conoscenza, le pratiche di condivisione, collaborazione e cooperazione hanno al contempo profondamente influenzato il modo di lavorare e imposto un paradigma di ibridazione tra fisico e digitale, tra scuola e lavoro, tra comunità dell’innovazione e didattica, potremmo dire anche tra “forma”(spazio) e “sostanza”(apprendimento).
Le due pressioni confluiscono di fatto in una visione che pone al centro l’esigenza di contestualizzare l’apprendimento in un ambiente assunto dal mondo reale, atto ad innescare dinamiche collaborative e ad individuare sfide concrete; e colmare così anche i gap esperienziali e di soft skills che rendono difficoltoso l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Infine, la recente crisi ci ha insegnato come, nello shock dirompente subito dal mondo della sharing economy, siano spesso state le relazioni e l’appartenenza a delle comunità – in molti casi virtuali, ma sempre legate alla condivisione di pratiche, di obiettivi, di identità – a costituire la base per la resilienza dimostrata da molte organizzazioni e spazi collaborativi.
Il progetto: SCC – Sharing, Collaboration, Cooperation
Certo, in questi mesi di pandemia globale, la didattica ha subito profonde trasformazioni, con grandi passi in avanti sul fronte digitale e grandi passi indietro sul fronte esperienziale e soprattutto relazionale. Il concetto di spazio collaborativo, di ambiente assunto dal mondo reale, di sfide e dinamiche cooperative però si può ben applicare anche all’universo digitale. I materiali, le risorse, gli strumenti collaborativi sulle piattaforme digitali (vedi Weschool nella nostra intervista) e la dinamica peer-to-peer che possono favorire, “aumentando” la didattica digitale, sono comunque elementi di autocostruzione di un processo di apprendimento che rende i soggetti autonomi nella costruzione di significato, in pieno paradigma costruttivista.
Su questi presupposti si è sviluppato il progetto europeo SCC (Sharing, Collaboration, Cooperation) finanziato dal programma Erasmus+, in cui rappresentanti del mondo europeo dei coworking come FeBeCoop (Bruxelles, Belgio), TZBZ (Bilbao, Spagna), Ess’pace (Parigi, Francia), Condiviso e Impact Hub Firenze; organizzazioni internazionali come Ouishare e Cooperatives Europe e l’Università di Mondragon (leader nel campo dell’apprendimento esperienziale), hanno portato avanti insieme un percorso di ricerca focalizzato sulle buone pratiche in spazi collaborativi con governance cooperativa e su di una mappatura degli ambienti di coworking in ambito accademico.
Queste indagini hanno posto le basi per la creazione di un toolkit per la costruzione di comunità di apprendimento collaborative che abbiano al centro del proprio modello la trasformazione di uno spazio in luogo condiviso da una – o più – comunità, e la generazione di valore attraverso servizi condivisi, e la realizzazione di un percorso di “apprendimento radicale” , come quello già sperimentato ad esempio negli spazi di Impact Hub Firenze .
La ricerca è un’interessante mappatura sul mondo degli spazi collaborativi e sulla loro evoluzione (potete leggere la versione integrale qui), ma è anche stata la premessa per la costruzione di un toolkit indirizzato non solo a chi gestisce o vuole creare uno spazio di coworking, ma più in generale a:
La ricerca si rivolge a spazi che forniscono alle comunità locali metodi e approcci innovativi per colmare il divario di competenze che attualmente limita il loro potenziale di innovazione; inoltre pone un forte accento sugli spazi di coworking cooperativo, offrendo un modello che consente la partecipazione democratica e orizzontale. La collaborazione è una capacità che consente alle organizzazioni di «adattarsi rapidamente a un ambiente economico in evoluzione e fare affidamento su ingredienti di interazione sociale che hanno a forte impatto sul risultato innovativo “(Castilho & Quandt, 2017, p.3).
- Organizzazioni che desiderano aprire spazi di apprendimento collaborativo.
- Organizzazioni che desiderano migliorare i loro spazi già esistenti attraverso la collaborazione con nuovi attori e comunità all’interno di un quadro di apprendimento condiviso.
- Università, istituti di istruzione superiore e istituti di formazione desiderosi di innovare i propri strumenti e metodi di formazione grazie all’interazione con le comunità collaborative.
Il progetto coinvolge infatti gli Istituti di Istruzione Superiore come primi partner chiave per esplorare la relazione tra l’apprendimento permanente e le opportunità di apprendimento basato sul lavoro in contesti collaborativi.
LAMA assieme ai partner del progetto ha ideato, a partire da esperienze sul tema già esistenti e riconosciute in Europa e nel mondo, una sorta di “sportello unico” che permette l’accesso aperto e condiviso a risorse metodologiche già esistenti e di facile utilizzo, organizzate per temi e fasi di attivazione di uno spazio e di un percorso formativo collaborativo.
Questi “attrezzi” sono adesso disponibili sul “Caracol Toolkit” (Community-Aware Research and Action toolkit for Collaborative Learning): strumenti di ricerca-azione per costruire percorsi di apprendimento collaborativo che siano consapevoli ed integrati nella comunità (o meglio, le comunità) di riferimento.

Caracol toolkit: una cassetta degli attrezzi per ibridare spazi collaborativi e percorsi di apprendimento esperienziale
Il toolkit descrive un viaggio ideale per la co-progettazione e l’implementazione di spazi collaborativi e di curricula scolastici integrando gli strumenti tipici dell’apprendimento esperienziale con le migliori pratiche di formazione utilizzate negli spazi di coworking e incentrate sullo scambio orizzontale e la collaborazione.
E’ organizzato in aree di azione con molteplici strumenti per: affrontare i temi della creazione di community, dell’organizzazione di spazi, il design dei percorsi e delle esperienze formative.
Il toolkit è in inglese ed include quattro canvas scaricabili gratuitamente per essere stampati in grande formato: i canvas sono infatti grafici semistrutturati che seguono i passaggi indicati dal percorso di ricerca ed azione proposto dal toolkit, sui quali lavorare, prendere note ed appunti mentre si utilizzano i vari strumenti proposti all’interno della guida.
Tutte le risorse sono utili non solo a chi ha intenzione di portare avanti esperienze collaborative, di condivisione o di cooperazione, ma anche a docenti, accademici e formatori, che avranno a disposizione idee, spunti e strumenti da adottare nella progettazione di percorsi educativi aperti alle comunità collaborative.
Nei prossimi mesi, attraverso seminari e workshop nei paesi interessati dal progetto, SCC testerà lo strumento, coinvolgendo varie comunità di pratica sull’apprendimento collaborativo e sulle comunità di innovazione. La condivisione delle pratiche contenute nel toolkit ci porterà ad un ulteriore miglioramento dello strumento, a beneficio di tutte quelle realtà che vorranno affrontare le sfide della collaborazione, della condivisione e della cooperazione nel prossimo decennio.
