In questo periodo di analisi, previsioni, modelli sulla diffusione del Corona Virus nel nostro Paese e nel resto del mondo, il ruolo della cosiddetta “Data Science” è improvvisamente risultato chiaro a tutti. Una materia che sentivamo lontana dalla nostra quotidianità diventa più presente in ogni aspetto della nostra vita, descrivendo la nostra salute, i nostri potenziali rischi, i comportamenti collegati determinando il futuro delle nostre giornate.
Ugualmente, in questi tempi assume un ruolo centrale anche l’intelligenza collettiva. Quello che ognuno di noi sta facendo e mettendo in atto per arginare la diffusione del COVID-19 non è forse una forma di intelligenza collettiva? E cosa succede quando l’intelligenza collettiva viene supportata nel proprio agire dagli strumenti dell’intelligenza artificiale e quindi dei big data? Lo studio “The Future of Minds and Machines: How artificial intelligence can enhance collective intelligence” promosso da NESTA UK a cui LAMA ha preso parte analizzando la letteratura sul tema, intervistando alcuni tra i più importanti esperti internazionali su queste tematiche, e mappando casi studio da tutto il mondo, indaga la relazione tra intelligenza artificiale ed intelligenza collettiva, cercando risposte proprio dagli esempi già esistenti.
In molti dei casi analizzati le tecnologie rafforzano e amplificano in positivo la collaborazione tra le persone e gli effetti che questa produce, attraverso la capacità dell’intelligenza artificiale di analizzare il linguaggio (Natural Language processing ed analisi semantica), le immagini (Computer Vision), ed una vasta gamma di dati strutturati.
Un esempio è OneSoil, un’applicazione che sfrutta dati satellitari per permettere alle comunità di agricoltori di monitorare in tempo reale alcune caratteristiche rilevanti dei terreni, al fine di predirne la produttività, anticipare la diffusione di malattie e pianificare in modo efficiente la propria attività. Dataminr invece aiuta a intercettare e categorizzare contenuti pubblicati dalle
persone sui social media, permettendo alle organizzazioni che si occupano di diritti, protezione civile e monitoraggio del rischio, di conoscere in tempo reale il verificarsi di crisi e conflitti per intervenire in modo efficace.
Sono in tutto 20 i casi studio analizzati e presentati in base alle modalità con cui le diverse funzioni cognitive di IA permettono l’estensione dell’intelligenza umana, dalla percezione alla fase di decision making, passando per un potenziamento della creatività e della capacità di
apprendimento. Un po’ come disporre di una serie di nuovi plug-in da installare sui nostri processori umani.

Al link sotto il report completo con un approfondimento specifico sui 20 casi internazionali per capire concretamente come l’intelligenza artificiale può aiutarci nell’adozione di soluzioni collettive a problematiche sistemiche, complesse e sempre più globali.
Una lettura che in questo momento storico risulta ancora più utile e preziosa.